mercoledì 7 ottobre 2009

Letargie



Caffè a Shibuya (27.10.09). Leggo, poi dormo, poi leggo, poi ipoddo, poi dormo...

Per me che non ho problemi a prendere sonno praticamente ovunque, incluse panchine, sedili di autobus, spiaggia rovente, divano ciancicato a casa di amici, verso le due del mattino. Per me che consumo dosi di caffeina ad orari che per altri sono gia da infuso, il fatto di vedere ovunque a tutte le ore, tokiesi assopiti nei caffè, sulla metropolitana o nei parchi pubblici, ha suscitato subito una piacevole empatia. Non è un luogo comune. Loro lo fanno con una naturalezza che però mi sfugge. Sono tendenziamente molto silenziosi, discreti e composti, a parte quando bevono, ma in questo caso gli effetti collaterali sono talmente immediati sul loro organismo che non si arriva mai alla fase intermedia che può essere inopportuna per chi sta accanto: si passa di solito alla fase succesiva diciamo degli spiacevoli incovenienti che l'alcool può produrre sui marciapiedi fuori dai locali. Comunque, il sonno che li vince con tale facilità non si può spiegare solo con i ritmi di lavoro poco sindacali, con la scomodità dei futon o con lo stress del pendolare. Mentre è proibito conversare al telefonino e consumare cibi nella metro o in altri spazi pubblici, dormire sembra restare un ottimo ammazatempo quando un manga finisce e il pensiero di attaccare bottone con gli sconociuti non fa parte delle abituduni sociali di una grossa città. Cosa produca questo sonno diffuso, fatto di piccoli appisolamenti profondi resta per me un mistero. Ma nel rigore e nella formalità della loro buone maniere, a volte persino troppo rigide, questo elemento del sonno pubblico, per cosi dire, rende i tokiesi e più in generale i giapponesi non così tanto "controllati" agli occhi degli stranieri.
Io mi adeguo.

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