venerdì 27 novembre 2009

Homeless


Lanterne ad Asakusa
Tutte le grandi metropoli hanno una zona grigia di residenti: quelli che hanno smesso di pagare un affitto perché la loro condizione economica li ha fatti precipitare sul marciapiede. Succede anche a Tokyo. Succede che si perde il lavoro oppure si sceglie una vita ai margini. Sono quelli dalle tende blu che si vedono nei parchi cittadini. Una comunità di uomini ma anche di donne che dividono lo spazio pubblico di un parco. Non mi aspettavo però di vedere un piccolo villagio di tende blu al parco di Yoyogi, uno dei parchi cittadini molto frequentato dai giovani Tokyesi, famoso negli anni ''90  per essere una vetrina di altenativi che dettavano tendenze in fatto di look estremi. Il fine settimana questo parco, non lontano dalla affollatissima zona dello shopping chic di Omotesando, è un teatro di libere performance o  pratiche sportive colletive. Il villaggio dei senzatetto, si trova nella zona meno battutta dai visitatori. Si rimane colpiti dall'ordine e dalla pulizia intorno alle tende, dai fiori, dai sentierini di ciottoli che portano fino agli  ingressi. Un senso di dignità e decoro generale che mi sembrano lontanissimi dai cartoni marci sotto i portici della stazione, di cose caricate sui carrelli del supermercato, che diventano tutti i loro possessi. A quento pare non è difficile finire in una tenda blu, considerati  gli affitti molto alti di Tokyo. Recentemente a finirci pare siano ex impiegati o manager, sull'onda delle recente crisi economica che ha colpito anche il Giappone, ma quì il tasso di disoccupazione è comunque ad una cifra: lo scorso maggio era  intorno al 4,8%, per intendersi la media europea era al 8,9% cosi come quella americana.


Tenda di un senzatetto a Yoyogi














lunedì 16 novembre 2009

New look


Teatro Kabuki-za, Ginza

Mi sono resa conto che i miei post sono diventati, lunghi, lunghissimi. Proverò a darci un taglio.Smetto da domani però.
Ho letto ieri la storia/cronaca di Yoani Sanchez, la blogger cubana che sta pagando in prima persona la censura ai tempi del web. Vi invito a leggere il suo di blog.

http://desdecuba.com/generaciony/

Mi sento fortunata a poter scrivere, sopratutto leggere liberamente sul web quello che voglio. A proposito di libera manifestazione delle proprie idee, sono stata la scorsa settimana al teatro, Kabuki-za, quì a Tokyo. Ho trovato il biglietto più ecomomico per assistere ad un classico del genere samurai: meglio noto in occidente come La vendetta dei 47 samurai o il 47mo Ronin. Il teatro edificato nel 1889, sarà demolito, con molta probabilità interamente, fra 165 giorni. Ho chiesto alla mia studentessa di Italiano se per caso i tokiesi si stanno mobilitando per salvare quello che si può. Mi è stato detto che in realtà non esiste nessun comitato o gruppo di sostegno in favore del vecchio teatro, o se esiste manifesta dissenso alla giapponese, ovvero molto contenuto da non richiamare tanta attenzione. Lei stessa ammette che la cultura giapponese è fatta così, ovvero “aspettare che siano sempre gli altri a fare qualcosa, che però anche noi condividiamo”. Sarà solo una questione giapponese? Il quartiere in cui vivo, ha ancora palazzi di pochi piani, due, tre. Qualcuno ha fissato all’uscita della metro delle lenzuola che esprimono disapprovazione per un nuovo edificio di molti piani, che verrà tirato su nei prossimi mesi e che cambierà decisamente la vita di chi vive nelle piccole case intorno. Una specie di "piano casa" perenne, attuato dalle grosse lobby immobiliari tokiesi.


Asahi Beer Hall, lungo il fiume Sumida. L'edificio progettato da Philippe Stark, è di proprietà della Asahi, uno dei più importanti produttori di birra in Giappone. Il "coso" in cima dovrebbe essere una fiamma...

mercoledì 11 novembre 2009

Street Food


Onnipresente distributore di bevande calde e fredde.

Ho recentemente sentito un intervento di Carlo Petrini fondatore di Slow Food, che ha presentato una traduzione giapponese del suo libro Buono pulito e giusto, a proposito del cibo buono, etico e lento. Qui mangiare mentre si cammina è considerato un segno di maleducazione. Non fatelo, oppure fatelo ma sarete subito declassati a poveri stranieri senza grazia e senza cura, per voi stessi e gli altri. Eppure mangiare in giro è pratica comune, se vi sedete nelle apposite panche. A Tokyo, tutti concordano su un punto in fatto di cibo: costa davvero poco mangiare fuori. Ovviamente, non vi venga in mente di ordinare otto etti di sashimi in uno di questi posti con il cuoco che ha un rapporto divino con i suoi coltelli e il senso del taglio è una questione zen. Il cibo è di buona qualità ed economico, se si escludono: a) le imitazioni di tramezzini, gonfi di maionese che neanche in un baretto a fine settembre nel litorale di Quartu potrebbero vendere; b) tutto l’universo culinario italico e transalpino, qui molto apprezzato, per intendersi, quei ristoranti che si chiamano per cognome o nome, tipo “Da Salvatore”, “Sabatini”.
Se siete in giro, e volete piluccare o affogare la frustrazione da carboidrato, si fa un buon pasto per circa 1000 Yen (circa 7,50 euro) di cose che appartengono alla loro tradizione. Verdure stagionali, alghette in tutte le salse, zuppette, riso, frittatine con polpo ecc. Lo so, non è una rosetta con salame e pecorino, ma non vi trovate neanche nell’area di servizio di Abbasanta. Se siete di bocca buona, nelle aree ancora tradizionali è possibile trovare la versione nipponica di venditori ambulanti di cibo (loro, i caddozzoni): al lato del tempio, intorno ai mercati rionali. Per poche centinaia di yen vi danno cibo caldo, arrostito e alla piastra. Caffé? Ecco, invece qui bisogna stare attenti, perché oltre a servire cappuccini a 130°c, rischiate di pagarli, l’equivalente di almeno 2 colazioni nostrane al bar, bombolone compreso. Ci sono però delle isole felici: i caffé Segafredo per esempio, dove i baristi giapponesi si dicono in italiano “grazie” e “per favore” a vicenda, per creare l’atmosfera. Il cappuccino è da manuale.

Un morso e via...

Onigiri: l’equilvalente della pizzetta al taglio, sano bolo triangolare di riso bollito, farcito con pesce o verdurine, avvolto in nastro di alga nori. Pratico, non cola, non è unto, è sano

Okonomyaki:
frittattina leggera con pesce (polpo,calamari, gamberi), o verdure, decorata con una salsa dolcina, e scaglie di pesce secco. Provare per credere.

Tempura:
frittura in pastella. Di tutto di più, pesce e verdure a piccoli morsi.

Sushi/Sashimi:
meglio lasciar perdere quello economico. Se vi trovate alle 7 del mattino nell’area intorno a Tsukiji (uno dei più importanti mercati mondiali del pesce), entrate in uno dei localini intorno. Sembrano posti economici, ma in realtà sono delle filiali di Bulgari del filetto di tonno. Potete gustare il sushi più fresco della città. Una volta nella vita va fatto.

Senbei:
gustosi cracker di farina di riso, spesso insaporiti con alghe e spezie, cotti tradizionalmente sulla griglia a carbone e spennellati con salsa di soia. Ottimi con la birra.

Burgheraggi:
pare che il panino Mc, qui sia molto leggero, per adattarsi ai gusti del palato nippo. Solo in casi di estrema disperazione, poi c’è solo il biglietto di ritorno.


Yanaka coffee. Stupendi caffé appena tostati e macinati da tutto il mondo.