lunedì 26 ottobre 2009

Cippone


Take away di ramen, Sendagi (11.10.09)

Quanta Cina c'è in Giappone? Molta. Ci sono ovvie ragioni storiche che sarebbe troppo complicato liquidare nella brevità di un post. La Cina in passato è stata il principale referente culturale per il Giappone. Ma la Cina che si vede a Tokyo oggi, quella con cui ci si confronta nel quotidiano, somiglia un po' a quella che riceviamo noi in Europa: per dirla con Saviano, tonnellate di merce spesso di scarsa qualità, inonda letteralmente il mercato giapponese. Miliardi di gadgets di ogni tipo, finiscono negli scaffali dei negozi a cento yen, equivalente dei nostri "tutto 1 euro". Cinese, pare sia anche molto pesce importato. Di origine cinese sono anche i ramen: spaghettoni in brodo di carne. Un piatto caldo, comune ed economico, molto lontano dall'idea di sushi e di cucina giapponese esportata in occidente.
La Cina che arriva dal passato la si trova per esempio in uno dei sistemi di scrittura adottati, basato su ideogrammi, i kanji. Insieme agli altri tre alfabeti, hiragana, katakana e romaji (il nostro), i kanji sono un quelli che complicano la vita a chi vuole imparare il giapponese. Il katakana, con i caratteri fatti di pochi segni, è usato di frequente per parole straniere. I kanji invece ricordano subito la Cina, al mio immaginario culturale fatto tutto di Giappone zen, sobrietà ed essenzialità. In realtà le cose sono più complicate. Forse non sono l'unica, probabilmente incontro decine di cinesi ogni giorno, ma penso che siano tutti nipponici puri. Di una cosa si è certi: stando quì la facile e superficiale associazione di idee "Giappone-Cina è tutto un Oriente", crolla miseramente e si viene investisti da un diosorientamento epocale da cui non ci si riprende con un tè verde.


Tempio Buddo-Shinto, Nezu (18.10.09)

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