lunedì 1 febbraio 2010

Zen

 
Tokyo International Forum

Tornare a Tokyo con un visto turistico mi permette di vivermi ancora per un po' questo posto. Alle stranezze che mi stupivano le prime settimane se ne aggiungono altre nuove, altre che sono nella normalità di questa grande città asiatica. Ci si abitua presto alle cose buone. Per esempio il senso di pulizia che dopo un po' sembra scontato, non lo è affatto. Planando a Londra per due giorni lo scorso Dicembre ho capito subito cosa significa attraversare spazi pubblici qui a Tokyo e prendere la Piccadilly line a Londra. Ci si abitua anche al silenzio o meglio dire, a una comunicazione sociale che non è mai sopra le righe, alla stupenda cura per i dettagli, alla cura personale. Come disse qualcuno se la civiltà di un popolo si misura anche dalla cura per se stessi e per gli spazi condivisi, la relazione che Tokyo ha con le altre capitali asiatiche forse è solo goegrafica. Facendo il check-in a Fiumicino con la compagnia cinese Air China ci si rende conto di cosa significa  al primo sguardo identità culturale. Non meglio, non peggio, solo diverso. Diverso cosa? La gestualità, per esempio o la modalità in cui si affrontano situazioni di attesa: fare la fila o saperla fare senza tante storie è un fatto culturale. Noi italiani lo sappiamo bene. I cinesi un po' ci somigliano. I giapponesi e gli inglesi un po' si somigliano. Resterò a Tokyo per altri due mesi, nel frattempo imparerò lo ZEN a e l'arte del saper attendere.

 



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